Sommersi dal fango dell’antico lago Xaltocan dove erano andati probabilmente ad abbeverarsi, i mammut sono diventati facili prede dei cacciatori sempre alla ricerca di carne e pelli per sfamarsi e sopravvivere alle temperature dell’epoca. È stata la scoperta dei resti di 60 di questi enormi elefanti preistorici a far descrivere agli archeologi messicani una tecnica di caccia finora solo suggerita da ipotesi e casualità. Affrontare dei mammut non era cosa di tutti i giorni, ma erano sicuramente tra le prede più ambite.La scoperta della trappola trasformata in cimitero è avvenuta, scrive il New York Times, vicino al cantiere del nuovo aeroporto civile internazionale “General Felipe Ángeles” che sorgerà a nord di Città del Messico. “Consentirà di offrire un’opportunità senza precedenti”, hanno dichiarato all’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico, “di approfondire oltre 30mila anni di storia”. Pedro Francisco Sánchez Nava, coordinatore nazionale dell’Istituto, spiega che i resti dei 60 proboscidati sono stati scoperti in tre aree della zona interessata ai cantieri, una delle quali era la sponda dell’antico lago. Una parte degli scheletri appartiene a coppie di maschi e femmine con i loro piccoli e sono stati rinvenuti sui fondali poco profondi e sono meglio conservati di quelli ritrovati verso il centro del lago che declina verso il basso. I ricercatori sono convinti che per i cacciatori fosse stato molto più facile cacciare quei bestioni una volta incastrati nella melma, incapaci di muoversi e di sfuggire alle frecce e alle lance. “Non è escluso”, ha aggiunto Sánchez, “che gli umani abbiano approfittato del vantaggio”. Negli scavi di Xaltocan, una decina di chilometri dalla discarica di Tultepec, gli archeologi avevano scoperto già l’anno scorso le ossa di 14 mammut all’interno di due grandi pozzi scavati probabilmente 15mila anni fa. Vicino c’erano anche 15 tombe del periodo preispanico che gli esperti attribuiscono a contadini del luogo. Nei loculi c’erano anche vasi, scodelle, statuette d’argilla che raffiguravano cani e uccelli: oggetti che dovevano accompagnare le anime dei defunti nel viaggio verso l’aldilà.
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